Le Tarante abruzzesi e l’ultimo lanificio in Abruzzo

Taranta Peligna e le coperte abruzzesi

Il lanaiolo non era un artigiano, era un artista…

Nella Majella settentrionale sorge il borgo di Taranta Peligna, un’antico paese che oggi appena oltrepassa le trecento persone. Insieme a Palena e Fara San Martino, un tempo, erano i paesi della lana, dove si concentravano artigiani che lavoravano e tessevano la lana delle pecore abruzzesi, fonte di ricchezza della nostra regione. È passato il tempo e tutto è cambiato. Adesso l’industria laniera è soltanto un ricordo che ancora mantiene vivo Gaetano Merlino, l’ultimo lanaiolo di quattro generazioni di artisti.

            

Il laboratorio si trova in prossimità del Parco Fluviale delle Acque Vive, fiume insieme all’Aventino che una volta alimentavano i macchinari che tessevano la lana. La lana veniva lavorata e infeltrita producendo così il panno lana. Questo tessuto prodotto a Taranta Peligna fu chiamato la Taranta o Tarantina ed era il panno di maggior qualità di tutto il Regno di Napoli. Con l’industrializzazione, arrivarono le macchine più moderne che tessevano lunghi metri di stoffa: è così che nacque la bella coperta abruzzese, chiamata la TARANTA.

           

Gaetano, anche se è già in pensione, ancora produce Tarante di pura lana, di splendidi colori, con disegni di gioiosi angioletti e bei fiori. Abbiamo visitato il laboratorio e ci ha raccontato la sua storia. Una storia che ricorda quanto grande fu l’Abruzzo e che mi fa riflettere perché, tra un po’, non ci sarà più nessuno che farà le Tarante…

             

 

Foto qualcuna mia e le altre sono tratte dal sito del Lanificio Merlino.


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